Anche la punteggiatura richiede attenzione e nel nostro corso in partenza sabato 15 febbraio gliene riserveremo molta.

“Tradurre è un po’ tradire”: alzi la mano chi, occupandosi di traduzione, non ha mai sentito questa frase. Il concetto su cui si fonda questo commento è che, come ben sappiamo, non esistono due lingue perfettamente identiche e che ogni forma di traduzione è comunque un adattamento del testo della lingua di partenza verso la lingua di arrivo. Naturalmente, una buona traduzione rispetta i canoni della lingua di partenza e cerca di avvicinarli il più possibile a quelli della lingua d’arrivo. Pare strano, ma uno degli errori che si compie maggiormente è quello di tradurre male la punteggiatura. Sembrerà banale, spesso viene dato per scontato, ma l’utilizzo dei segni di interpunzione nelle varie lingue non è sempre equivalente.

Per questo, nel nostro corso in partenza sabato 15 febbraio dalle 10 alle 17, presso il Grand Office.net di via Vassalli Eandi 26 (zona Porta Susa, Cit Turin) verrà dedicato un approfondimento proprio sulla traduzione della punteggiatura.

Partiamo dalle basi: la punteggiatura italiana (nonché quella di tutte le altre lingue) non dipende e non riflette la punteggiatura della lingua di partenza. Questo è un principio fondamentale che non deve mai essere ignorato mentre si lavora a una traduzione. Non importa quale siano il numero e la posizione di virgole, punti e virgola, virgolette, due punti e trattini presenti nel testo inglese, francese, tedesco, ungherese, greco, hindi o di qualsiasi altra lingua, occorre “tradurre” anche la punteggiatura in modo che la frase sia chiara, corretta e scorrevole in italiano.

Anche se spesso tendiamo a dimenticarcene la punteggiatura ha una funzione ben precisa: questo sistema estremamente complesso, nato molti secoli fa insieme alla pratica della lettura silenziosa (e dunque non con la lettura ad alta voce, contrariamente a quanto comunemente si crede) per aiutare il lettore a orientarsi nel testo, decifrando subito, a una prima occhiata, i legami logici e sintattici tra le frasi e i periodi che lo costituiscono.

Non sono rari i casi in cui ci si lascia trascinare dalla punteggiatura della lingua di partenza e produrre un testo in italiano con segni di interpunzione collocati in modo davvero insolito (e scorretto). È anche vero che tra le varie lingue ci possono essere regole simili, se non identiche, riguardanti la punteggiatura ma occorre comunque prestarvi la massima attenzione. Un esempio banale: le virgolette in italiano, inglese, francese o tedesco possono avere un utilizzo che varia da una lingua all’altra, così come varia anche la loro rappresentazione grafica.

Questo è solo un assaggio di quanto affronteremo insieme al corso Professione Traduttore. Per conoscere tutti i dettagli basta cliccare qui

 

 

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