QUANDO LA RAZIONALITA’ STIMOLA LE EMOZIONI: COMUNICARE UNA CAMPAGNA ELETTORALE

Succede sempre così, questo mestiere non ti lascia scampo: ti immedesimi a tal punto che il successo dei tuoi clienti diventa anche il tuo. Non intendiamo, banalmente, il successo che nasce dal raggiungimento del risultato, quello è scontato: il Cliente si rivolge a te per puntare a un obiettivo, tu devi aiutarlo a conquistarlo ed è il minimo che un professionista possa fare. Intendiamo, piuttosto, quel bellissimo e al tempo stesso maledetto senso di immedesimazione con il quale finisci per affrontare e condurre l’incarico. Lo diciamo da sempre: che sia grande, piccola o media, l’impresa del cliente diventa anche la nostra. È il bello della comunicazione, che è tecnica pura e strategia. Ed è anche il suo paradosso, dove la massima razionalità dev’essere impiegata per raggiungere un risultato stimolando le emozioni del pubblico. Succede così che, a forza di stimolare le emozioni, ti emozioni anche tu.

L’impresa del cliente, questa volta, non era un’impresa con una ragione sociale, un’azienda da comunicare, ma una campagna elettorale particolarmente serrata, in una realtà territoriale molto delicata per le ferite ancora aperte di un commissariamento e con avversari decisamente agguerriti. La prima mossa corretta l’ha fatta proprio il cliente, che ha scelto di rivolgersi non genericamente a giornalisti o a uffici stampa per la redazione di qualche comunicato, come spesso si fa in questi casi, ma a un’agenzia di comunicazione e marketing. Noi, nella fattispecie, ma non è questo il punto. Il punto è che in questo modo il cliente ha potuto beneficiare di un servizio professionale completo, con una struttura che ha applicato alla sua campagna elettorale le tecniche classiche e più consolidate della comunicazione d’impresa, declinandole ovviamente sui nuovi media e soprattutto su un target molto particolare: l’elettorato.

Le tecniche della comunicazione d’impresa non s’improvvisano. O meglio, talvolta bisogna anche improvvisare per adattare il messaggio alle necessità contingenti, ma non è possibile prescindere da alcuni passaggi fondamentali: studio accurato del cliente, analisi attenta dei competitor, elaborazione (maniacale!) della strategia di comunicazione, elaborazione (ancora più maniacale!) di un linguaggio adatto al cliente e al target, programmazione dei tempi di ogni uscita. Poi si prende il tutto, si scekera per bene e si ricomincia da capo tutte le volte che è necessario, a seconda di come procede la campagna, di come reagisce l’elettorato e di come si muovono gli avversari, ma senza mai perdere di vista il punto da cui si è partiti e l’obiettivo finale. Beh, detta così pare un po’ sbrigativa, ma la sostanza è questa e non è il caso di approfondire scrivendo sproloqui su Balloon, che è pur sempre la Newsletter leggera come l’aria. Perché ciò che conta, appunto, sono la tecnica e la strategia. Quelle che poi ti fanno creare il giusto messaggio, la migliore immagine coordinata, la tempestiva declinazione su vari media. E poi c’è una cosa che vale più di tutte e che è la più difficile (ma anche la più bella) del nostro lavoro: la modulazione del tono di ogni singola parola, scritta, pronunciata, evocata. Se i passaggi di cui parlavamo prima devono essere curati in modo maniacale, questo dev’essere cesellato quasi come un’ossessione accarezzando e dando anima a ogni singola sillaba, come se in quel momento non esistesse nient’altro al mondo. Perché è lì, è proprio in quel passaggio che la strategia si materializza e la razionalità stimola le emozioni del target. È la comunicazione. E funziona.

 

© ProgrEdit Comunicazione

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